l'editoriale

Mi hanno portato via

Un paio di settimane fa ho partecipato a una giornata di Osho Vipassana al centro Ajalar di Milano, con Shunyo e Marco. Un tuffo dentro di me anche rimanendo in città, senza raggiungere luoghi più bucolici come d’abitudine.
Una giornata che vola veloce, abituato a fare ritiri più lunghi. Ma che ha comunque aperto degli spazi di silenzio e di visione interiore impagabili.
La tecnica immagino la conosci... si osserva il respiro che entra ed esce, a occhi chiusi in silenzio. Sembra cosa da poco, ma in questo modo semplice il Buddha si è illuminato. E dopo di lui migliaia di altri buddha sono sbocciati con questa semplice tecnica.
Osho dice che è la tecnica che ha prodotto il maggior numero di illuminati nel mondo...
Per dire che funziona.
In quella giornata appena mi son seduto e, dopo l’introduzione di Shunyo, ho chiuso gli occhi, ero proprio avido di silenzio e immobilità e non mi sembrava vero di potermi tuffare dentro così senza freni né stretti limiti di tempo. E quindi mi è subito venuto molto facile essere un osservatore del respiro, che poi vuol dire anche poter essere un osservatore dei pensieri… delle emozioni... degli stati d’animo.


Vipassana a Pune

 

Proprio così! Solo che dopo qualche minuto improvvisamente mi ricordo che... o cavolo, ma ero qui a osservare il respiro! Eh sì perché nonostante la gioia di esserci e di poterlo fare, l’osservazione del respiro è durata forse 10 secondi... e poi mi son perso dietro ai miei pensieri totalmente dimentico del respiro.
Però lo so che è sempre così, è uno spazio prezioso che si misura in un po' di secondi alla volta, non in ore... qualche secondo qua e qualche secondo là. Anche perché Osho dice che bastano solo 48 minuti di silenzio vero, cioè senza pensieri, e sei illuminato.
Dice che è una cosa molto scientifica misurata nei millenni da tanti illuminati: bastano davvero “solo” 48 minuti. Scrivo “solo” tra virgolette perché non è così facile farlo per tutto quel tempo ininterrottamente.
E infatti io dall’alto dei miei 40 anni di meditazione sono durato pochi secondi...  ahahaha!

Però stavolta il desiderio di rimanere un testimone silenzioso di fronte a quello che succede dentro di me, partendo dal respiro, era molto forte e così mi sono chiesto con intensità cos’è che mi porta via da questo spazio apprezzatissimo e fa sì che mi perda nei pensieri?
E nel silenzio lasciato dalla domanda ho come sentito la risposta che diceva: “È perché dai peso al pensiero che arriva”.

Da allora questa cosa del “dare peso” mi sta lavorando a tanti livelli... perché non è solo in meditazione che il mio dare peso alle cose mi fa perdere via, ma è in tutto lo svolgersi della mia vita che la direzione degli eventi viene decisa da “a cosa do peso”.
Per esempio, se do peso all’opinione degli altri, tutte le cose che faccio avranno un certo condizionamento che senza quel dar peso non avrebbero.
Se do peso all’amore farò delle scelte inaspettate... magari anche poco razionali.
Se do peso a uno che mi insulta... beh potrei anche finire in galera!
Insomma questo “dar peso” è la cosa che più ha peso nel decidere la direzione della mia vita. Se do peso a certe idee farò certe cose, se do peso all'ecologia... se do peso al dietologo... se do peso a certi politici... se do peso a certe notizie...

E: se do peso al mio maestro? Che piano piano mi porta a riconoscere la sua/mia voce interiore e mi invita a darle peso e a lasciarmi guidare da lei?
Spostando il peso delle cose cambia l’intero equilibrio della vita. Cambia la direzione in cui ci muoviamo.

Osho: «Definisco un vero Maestro un uomo che aiuta a restituirvi la vostra voce interiore. Non vi dà la sua voce. Vi aiuta semplicemente a recuperare la vostra voce interiore perduta. Non vi guida, anzi, prima o poi vi toglie tutte le guide perché possiate diventare voi la vostra guida e possiate prendere in mano la vostra vita e diventare responsabili.
Io vi amo. Vi amo tremendamente. Vorrei rendervi responsabili, farvi prendere in mano la vostra vita. Quando prenderete in mano la vostra vita? Non siete bambini. Non siete indifesi.
È così che vi aiuterò: a rendervi semplicemente voi stessi, ad aiutarvi ad andare verso quella direzione che è il vostro destino.»

Tornando alla mia giornata di Vipassana... i pensieri che mi portavano via avevano la forza che gli davo io, dipendeva dal peso che davo io a quell’argomento. E si legavano alla mia vita, non erano pensieri astratti. Questo mi ha ricordato che la vita nel mondo e la meditazione nella mia stanzetta o in un ritiro sono legati in modo stretto tra loro e uno influisce sull’altro.

Se nella vita do peso a certe situazioni non risolte, queste mi tortureranno quando chiudo gli occhi per meditare.
E viceversa se imparo in meditazione a non dare peso ai pensieri, poi anche nella vita avrò più libertà di scelta in cosa coinvolgermi e cosa invece lasciar perdere.

C’è una cosa a cui vorrei dare qui il giusto peso... anche perché ne ha davvero tanto intrinseco. All’interno del lavoro di Osho in Italia, un’occasione in cui tuffarsi senza pensarci due volte è l’Osho Festival di Bellaria. E lo dico da partecipante prima ancora che da organizzatore. Sono quattro giornate che danno così tanto in termini di “grande festa della meditazione”!!!
Quattro giornate che succedono così una sola volta all’anno. Yes l’attesa è stata lunga dall’aprile dell’anno scorso... ma adesso ci siamo. È tempo di iscriversi. E poi di ritrovarci tutti insieme nel grande campo energetico di Osho che si materializza dal 24 al 27 aprile.
Prima di salutarci ecco anche questo mese il Taroscopo a cura di Pratiti. Ciao! 

Akarmo


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