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Quattro stati della mente

Molto accade dal normale stato di veglia al vero risveglio... 

Un raro brano di Osho apparso su Osho Times n 264

 

Osho




Domanda: Amato Osho, quando dormiamo, facciamo esperien­za dell’inconscio sotto forma di sogni. Nel sonno senza sogni, perché l’inconscio cessa di esprimersi? Pare che esista una grande quantità di materiale re­presso che ha bisogno di espressione. Il sogno funziona dunque come la valvola di sicurezza della pentola a pressione, che lascia uscire quel tanto che basta in modo che il “vapore” perda la sua carica e la pressione dell’inconscio non esploda completamente?

 

Osho: No, non è così. Secondo la psicologia orientale, ci sono quattro fasi della men­te e non due, mente conscia e men­te inconscia, come nella filosofia occidentale. Nel contesto della bipartizione occidentale tra conscio e inconscio, la tua domanda è molto rilevante.

Ma la verità è che la mente ha quattro stati: lo stato di veglia, che è paragonabile alla mente conscia; il sonno con i sogni, che è analogo alla mente inconscia; il terzo, il sonno senza sogni che l’Occidente deve ancora scoprire; e il quarto, il vero stato di veglia.

Il primo è solo un “cosiddetto stato di veglia”, perché solo il quarto è il vero risveglio. Il secondo è il sonno con i sogni, ma è uno stato disturbato. In una notte di otto ore, per sei ore sogni e solo per due ore non ci sono più sogni. Queste due ore appartengono al terzo stato, che non è ancora riconosciuto dalla psicologia occidentale; non l’ha ancora incontrato.

Quelle due ore non accadono in un solo blocco, ma qualche minuto qui, qualche minuto là. In totale durante una notte di otto ore di sonno, hai due ore del terzo stato, che è il sonno senza sogni, che è in realtà un ringiovanire, una rivitalizzazione.

Ecco perché in questo stato i sogni si arrestano: non ci sono sogni perché non c’è repressione. La repressione accade solo al secondo stato, lo stato inconscio, quindi i sogni rimangono solo nello stato inconscio. Il terzo è più profondo dell’inconscio; è inconscio, ma molto più profondo, quindi nemmeno il sogno è possibile.

E queste due ore sono le più preziose, perché non c’è alcun disturbo. Il corpo funziona in modo assolutamente naturale. Tutto è rilassato, sospeso. Il tempo scompare. È come se fossi morto.

Ed è anche bellissimo: ti dà riposo. Se ti manca, al mattino sentirai di aver dor­mito, ma sarai più stanco di quando sei andato a letto, come se il sonno stesso fosse stato stancante. Perché i so­gni sono come preoccupazioni, pre­oc­cupazioni pittoriche, tensioni pittoriche.

E questo terzo stato è importante anche perché proprio al di sotto di esso, più in profondità, c’è il vero risveglio.

Stamattina vi ho detto che proprio prima dell’alba la notte diventa molto buia. 

Non preoccuparti dell’oscurità. Più scura è la notte, più si avvicina l’alba.

Il terzo stato è il più oscuro, il più inconscio.

Se sei un meditatore, puoi passare da questo terzo stadio al quarto. Se non sei un meditatore, dal terzo torni al secondo, dal secondo al primo e la tua routine quotidiana continua così. E il quarto, che è la tua realtà fondamentale, rimane lì nel sottosuolo.

Il meditatore inizia a osservare il primo stadio, il cosiddetto stadio di veglia. E poi lentamente inizia a osservare il secondo stadio: anche mentre ci sono i sogni, lui è lì a osservare. Non fa più parte dei sogni, è da una parte, da solo, e i sogni sono su uno schermo.

Man mano che diventa più abile nell’osservare, può scivolare ancora più in profondità, dove tutto è buio, dove non c’è nulla da osservare se non l’oscurità. Ma è immensamente quieto, immensamente silenzioso, la sua pro­fondità è insondabile. E l’osservatore continua a guardarlo: diventa sempre più scuro, sempre più spesso.

È stato definito dai mistici “l’oscura notte dell’anima”.

Se hai paura, perché non hai mai visto una tale oscurità, non hai mai visto un silenzio così assordante, non sei mai entrato in uno spazio così sconosciuto e insondabile, puoi tornare al secondo o al primo.

Ma se vai avanti, ricordando una cosa, che quando la notte è più buia, l’alba è molto vicina... 

Questi sono i momenti in cui il maestro è veramente utile, altrimenti è molto difficile. Solo a pochissime persone, rare e coraggiose, è dato di entrare in un simile anfratto. Non è possibile sapere se finirà da qualche parte oppure no; non riesci a vederne la fine, è infinito.

Ma se il maestro è con te e dice: “Non c’è nulla di cui aver paura. Questa è una delle forze vitali più riposanti e nutrienti. Devi procedere senza paura. È la tua casa”… Se riesci ad andare avanti senza paura, presto e all’improvviso vedrai sorgere il sole all’orizzonte e non solo un sole… 

Secondo i mistici di tutte le epoche, è come se migliaia di soli sorgessero per tutto l’orizzonte; la luce è così grande che non è possibile credere che ciascuno porti così tanta luce dentro di sé, sepolta sotto quegli strati oscuri.

Quindi, quando i sogni si arrestano, non è perché c’è una repressione, o che soltanto a un po’ di vapore è permesso di uscire. 

No. Stai passando al terzo stadio che è il più necessario. Il secondo è solo un passaggio. Ma siamo così pieni di immondizia che sei ore si sprecano nel secondo stadio, proprio sul ponte, a spostarsi da qua a là, senza mai arrivare dall’altra parte.

E anche quando ci arriviamo, ci restiamo solo per due ore. E non tutte in una volta, solo pochi minuti qua e là, e poi ci ritroviamo di nuovo sul ponte a muoverci tra i sogni.

Man mano che la meditazione si fa più profonda, il secondo spazio scompare, perché il sogno si arresta. Così come il pensiero si ferma nella meditazione, nel sonno è il sogno ad arrestarsi.

Sognare è come pensare. La differenza è che pensare è linguistico e sognare è pittorico. Sognare è come il cinese, il giapponese, le lingue antiche; e pensare è come le lingue più contemporanee. Ma sono analoghi.

Quando sarai in grado, osservando, di smettere di pensare, sarai in grado di smettere di sognare; e il secondo stadio scomparirà. Dal primo stadio entrerai direttamente nel terzo.

E dal momento che il pensiero e il sogno si sono fermati, anche il tuo terzo stadio non durerà a lungo, perché il primo stadio si avvicinerà sempre più al quarto, diventando consapevolezza senza pensieri.

Quindi, il secondo scompare per primo, poi scompare il terzo e il primo cambia totalmente carattere e si fonde con il quarto. E rimane solo uno stadio, il quarto.

In Oriente l’abbiamo chiamato Turiya. Turiya significa semplicemente “il quarto”. È un numero, non è un nome. Abbiamo dato dei nomi agli altri tre. Il primo è Jagruti, il cosiddetto stato di veglia. Il secondo è Sopan, il sogno. Il terzo è Sushupti, il sonno senza sogni. Ma al quarto l’Oriente non ha dato alcun nome. È una realtà senza nome, perché non puoi mai liberartene.

Gli altri tre non facevano parte della tua natura, erano degli strati imposti; ma il quarto lo porti con te dalla nascita e quando muori lo porterai con te. Il quarto sei tu. Gli altri tre erano anelli di esperienze che ti circondavano: il quarto è il centro.

È un modo diverso di dire che raggiungendo il quarto ti illumini, diventi il risvegliato.

 

da: Osho, The Transmission of the Lamp #27

 

 

Apparso su Osho Times n. 264