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E non finisce mai

Shunyo risponde alle domande dei partecipanti all’OshoFestival di Bellaria, Aprile 2019

Un articolo apparso su Osho Times n 263

 

Shunyo
 

 

Partecipante 1: Ho deciso di prendere il sannyas qui al Festival e vorrei sapere da te com’era quando era Osho a dare il sannyas; e come è stato per te…

 

Shunyo: Una cosa che mi commuove sempre è che quando una persona è pronta a prendere il sannyas, come te e altri oggi, qui, è sempre esattamente uguale a quando l’ho preso io e i miei amici di allora. Perché il desiderio di prendere il sannyas è qualcosa che nasce dal cuore e senti che: “Adesso. Adesso è il momento giusto”. Questo non è mai cambiato… Lo vedo in voi nuovi sannyasin e lo sento nel vostro modo di addentrarvi in questo mistero, in questo nuovo modo di vivere la vita…

 

Partecipante 2: Sapendo ciò che sai adesso, qual è il consiglio che daresti alla te stessa di 20 anni?

 

Shunyo: È una domanda interessante… 

Le direi di essere un po’ più sveglia! E a volte lo faccio… Ma ricordo anche che con la consapevolezza che avevo allora ho fatto tutto ciò che potevo. Guardandomi alle spalle naturalmente penso che avrei potuto fare di più, ma è solo un esempio di come funziona la mente. Guardando il passato non può che dire: “Potevi fare di meglio”. È solo il modo in cui la mente continua a farla da padrona. Quindi è importante essere molto amorevoli verso se stessi e perdonarsi… Certamente era possibile fare le cose meglio, ma è altrettanto certo che abbiamo fatto ciò che eravamo in grado di fare. E sprecare tempo oggi a pensare: “Ecco, avrei potuto fare di più” significa lasciarsi sfuggire questo momento e Osho ci dice che abbiamo solo un momento per volta e che i momenti sono estremamente preziosi.

 

Partecipante 3: Che origine ha la parola sannyas? L’ha inventata Osho?

 

Shunyo: No, la parola è antica di millenni e fa parte della tradizione hindu. Osho l’ha fatta sua, chiamandola neo-sannyas. A chiunque fosse attratto dal suo messaggio, Osho diceva: “Vestiti d’arancione come un antico santone indiano”. E così abbiamo fatto per molto tempo… Avevo addirittura un amico che lavorava in banca e che per andare in ufficio indossava un completo con pantaloni, giacca e cravatta arancioni. Aveva persino i calzini arancioni e portava il mala a vista. Nella mia comprensione il messaggio di Osho è che la religione non è solo per quando sei vecchio e non ti resta niente altro nella vita, com’era nella tradizione hindu, dove era raro vedere una donna fare quella scelta. Osho ha aperto il sannyas alle donne e ai giovani! E noi andavamo tutti in giro vestiti come santoni! Naturalmente questo ci causava molti problemi. A noi e a Osho!

 

Partecipante 4: A quei tempi, quando una persona moriva in che modo Osho approcciava la questione?

 

Shunyo: Un dono incredibile che Osho ci ha fatto è stata una grande comprensione della morte. Ci ha detto che la morte è la più grande illusione, perché niente e nessuno muore mai. Tutto cambia forma ma non muore mai. E nel corso degli anni sono morte diverse persone e Osho ci incoraggiava a celebrare la loro morte, perché in quel momento erano diventate libere. In India era normale portare il feretro, una barella con il corpo ben visibile, attraverso le strade cittadine, verso il luogo di cremazione, lungo il fiume, con i musicisti che suonavano e tutti noi a ballare. Era una grande festa. Ci diceva sempre: “Date a questa persona un bel saluto di addio”. Questo era il suo modo di insegnarci la vita e la morte: la morte non è contro la vita, ma ne fa parte. E magari non è facile comprendere cosa vuol dire “la morte è un’illusione”, ma attraverso la meditazione è possibile fare esperienza del fatto che ci sono dei momenti in cui non siamo questo corpo ma qualcosa di più. Questo insegnamento c’è stato anche quando è morto lui. Abbiamo festeggiato! Naturalmente quando qualcuno molto vicino a noi muore, possiamo sentire come se anche una parte di noi morisse, quindi non si tratta di negare la tristezza e il dolore che magari proviamo, né di reprimerli, ma di sapere che fa parte di un processo. 

 

Partecipante 5: Attraverso il suo messaggio Osho ha dato grande libertà e consapevolezza alla mia vita e io gli sono estremamente grata. Quel che non riesco ad afferrare è la sua idea di dio: a volte lo nega, a volte lo accetta e quindi il suo concetto di dio mi sfugge. Magari tu puoi fare chiarezza…

 

Shunyo: È una bella domanda… È vero, nei primi discorsi e specialmente con le persone occidentali parlava di dio e ha persino fatto molti discorsi su Gesù. Anni dopo ci ha spiegato che era solo un modo per agganciare i cristiani! E una volta agganciati, cominciava a dire cose piuttosto scioccanti, tipo che Gesù era un nano gobbo! E i cristiani si arrabbiavano e se ne andavano. E ha fatto lo stesso con tutti i maestri di tutte le religioni, agganciando le persone in un modo molto bello. Voleva vedere chi era veramente aperto a crescere e chi invece era lì solo perché ciò che diceva era in accordo con ciò in cui credeva, con le sue idee condizionate sulla religione. Molto più tardi, quando erano già stati pubblicati molti libri con la parola dio, ci ha detto che voleva che sostituissimo la parola dio con divinità, divino… Perché la divinità non è qualcosa che abita nel cielo, ma una qualità che possediamo tutti. 

 

Partecipante 5: Quindi Osho considerava dio come un’energia o presupponeva l’esistenza di uno spirito divino da qualche parte?

 

Shunyo: No, Osho ha detto espressamente che dio non esiste. Probabilmente sai che anche il Buddha negava l’esistenza di dio. E Osho diceva che Buddha ha ragione, che non esiste alcun dio e non esiste uno spirito separato, ma che attraverso la meditazione è possibile scoprire una qualità che lui chiamava divinità. La si può chiamare anche buddhità. Dobbiamo darle un nome, altrimenti non possiamo parlare della possibilità che in questa vita esista qualcosa di più di ciò che ci hanno detto. Nella vita c’è di più di ciò che la società, i politici e i preti vogliono farci credere. E penso che questa sia la ragione per cui siamo tutti qui, no?

 

Partecipante 6: Parlando dei nuovi sannyasin come noi… Tu hai vissuto alla presenza del maestro, quindi per te è chiaro il suo messaggio… Ma io a volte non sono certo di cosa significhi il sannyas… A volte mi è chiaro, a volte no… A volte ho la sensazione di interpretare l’essere sannyasin secondo i miei interessi personali… Cosa ne pensi?

 

Shunyo: Penso che tu abbia una bellissima comprensione di cosa sia il sannyas. A volte è caos, a volte è chiarezza e a volte lo interpretiamo a modo nostro. Ma tu hai la consapevolezza di tutte queste cose che sono nella tua mente. E non sono sicura che sia possibile dire una volta per tutte: “Questo è il sannyas”. Perché è un fenomeno, se mi concedete la parola, che cresce e cambia continuamente. È vivo e quello che stai notando è giustissimo, continua a osservare! Continua a chiederti: "Cosa potrebbe essere?”. È qualcosa che ha a che fare con la scoperta di chi siamo veramente e attraverso questa scoperta vivere appieno il nostro potenziale in modo totalmente libero e unico. C’è stato un tempo in cui facevamo domande a Osho, e naturalmente di tanto in tanto era inevitabile essere un po’ leggeri, superficiali… A volte diceva: “Se non mi fate domande non ho niente da dire” e al tempo stesso diceva: “Le vostre domande arrivano dalla mente”. Una volta quindi gli ho chiesto: “Ma se smettiamo di farti domande, come facciamo a giocare con te?”. Lui mi ha risposto, molto severamente: “Sarà un gioco per te, ma io non sto parlando soltanto a voi, sto parlando alla mia gente, a quelli che devono ancora arrivare. Magari un giorno qualcuno troverà qualcosa nei miei libri che potrà demarcare per lui la differenza tra vivere e morire”. Quindi ricorda, non stava parlando soltanto a quel gruppo di mezzi addormentanti che vivevano vicino a lui, 40 anni fa.

In realtà sta parlando proprio per voi che siete qui, oggi. E quindi tornando a qualche domanda precedente, non entrare nel gioco di: “Ah avrei potuto fare di meglio” oppure, “Ah se fossi stato lì presente quando c’era Osho...”, perché così facendo ti perdi il momento presente…

 

Partecipante 7: Facendo il demo della Mystic Rose con Chetana, oggi, ho visto che ho una fortissima armatura intorno a me che non mi permette di connettermi… Mi succede anche nelle altre meditazioni, come la Kundalini. Come posso fare per aprirmi? Mi dai una chiave?

 

Shunyo: La chiave è “pazienza”: continua a fare le meditazioni e goditi le tecniche per ciò che sono. A volte ci avviciniamo alle tecniche con il desiderio e l’ambizione che debba accadere qualcosa e ci lasciamo sfuggire il semplice piacere di farle. Di per sé una tecnica non è meditazione, ma crea lo spazio affinché la meditazione possa accadere, crea il terreno giusto per la meditazione. Non possiamo farla accadere, arrivare, attraverso lo sforzo. E man mano che ti addentrerai, senza che tu faccia nulla, la tua armatura inizierà a sciogliersi e il cambiamento accadrà da solo. 

 

Partecipante 8: Cosa ti ha detto Osho della meditazione? Ti ha dato dei consigli speciali?

 

Shunyo: Ha detto moltissimo e l’ha detto a tutti, non mi ha mai dato lezioni private di meditazione. Ha parlato per non so quanti anni, più di quanti riesca a ricordare, spiegando la meditazione da ogni angolazione possibile. Era come se cercasse di colpire dentro ciascuno di noi un punto nel quale fossimo in grado di dire: “Ah, ho capito”. 

Ciò nonostante, la maggior parte di ciò che ho assorbito da lui sulla meditazione, non era tanto in ciò che imparavo ascoltandolo, ma guardandolo. Osservando tutto ciò che faceva, era possibile percepire la sua presenza, persino nel modo in cui appoggiava la mano sulla sedia quando si sedeva. O nel modo in cui raccoglieva un oggetto da terra. O nel suo modo di camminare. In tutto ciò che faceva c’era un fortissimo messaggio di meditazione. Il modo in cui era capace di catturare l’attenzione era quasi ipnotico. Il profondo senso di rilassamento era visibile in ogni suo gesto e movimento e creava un’atmosfera di meditazione. Ho imparato molto solo osservandolo… Era come se non ci fosse, come se non ci fosse nessuno… E il suo senso dell’umorismo, di non prendere troppo sul serio il cammino… Per me queste cose sono state di estrema importanza e lo sono ancora… A volte riascolto i suoi discorsi, discorsi a cui ero presente anche io e che ho riascoltato altre volte, e improvvisamente sento: “Ah ecco cosa voleva dire”. 

Comprendiamo cose diverse in mo­menti diversi… E c’è sempre e ancora moltissimo da capire, da imparare… Lo trovo molto stimolante… Un cammino che comincia, ma non finisce mai…


Articolo apparso su  Osho Times n. 263

 

Il sito di Shunyo è: oshovipassana.com