C’è una frase chiave, tra tutte quelle pronunciate da Osho, che mi ha particolarmente colpito. “Stai nel mondo senza farne parte”.
Ma che vuol dire? O stai nel mondo e ne accetti le logiche, oppure non ci stai.
È stato il mio koan e continua a esserlo, perché il mondo continua a bussare alla mia porta...
Da un articolo di Anurag apparso su Osho Times n 255
La quarta via
Gurdjieff voleva superare gli approcci classici all’evoluzione dell’uomo, basati sulla fede o sul cuore, sulle opere oppure sulla conoscenza, che tuttavia non davano vita all’uomo integro, ma sempre a un uomo parziale.
È stato lui a parlare della quarta via, la via della modernità. Essa punta a un uomo che sviluppi sia una mente che un’emozionalità di tipo superiore, laddove l’uomo normale è un uomo meccanico, è “cibo per la Luna”.
Gurdjieff basava il suo metodo su un enorme sforzo, un processo che richiedeva il sostegno di una Comune, un luogo in cui gli altri ti fanno da sveglia, rispecchiandoti la tua meccanicità, altrimenti ti riaddormenteresti.
Ma la Comune non è il mondo. È pur sempre un luogo ritirato dal mondo. È certamente un luogo dove la crescita può essere facilitata perché ti trovi con gente che cerca come te.
In alcuni discorsi, Osho cita la quarta via di Gurdjieff e accoglie molte delle sue intuizioni.
Ma Osho è il maestro del non sforzo. È il maestro che individua il rilassamento come via verso l’illuminazione. Per dirla in altri termini, non devi sforzarti per la pace interiore. Sei un Buddha da risvegliare. Non un Buddha da costruire.
Le Comuni fanno parte anche dell’esperimento di Osho, ma non sono il punto di arrivo, solo una fase. Il meditatore deve poter vivere dappertutto e non deve ritirarsi per scoprire il Buddha. Scoprire nel senso di togliere il velo. Il Buddha è dentro di te. Basta svelarlo nella sua bellezza.
Sempre più difficile... Per Osho non c’è il monastero e non c’è più solo la Comune. C’è l’intero mondo. Stai nel mondo, senza farne parte.
La mia esperienza nel mondo
Ho seguito la strada nel mondo, fin dall’inizio.
Ho frequentato una delle università più prestigiose al mondo. Ho seguito una carriera nelle risorse umane fino a diventare direttore del personale. Più nel mondo di così?
Ai tempi del cosiddetto riflusso – gli anni 80 – ero ancora uno dei pochi a credere nella politica. Sono entrato dentro alle organizzazioni per trasformarle. Sentivo che senza potere non esiste la possibilità di trasformare il mondo.
Durante i miei anni da direttore del personale per tanti ho impersonato il cattivo. E provavo un certo orgoglio nel dirmi: “Io però sono qui per moderare la cattiveria del sistema. Lo miglioro dall’interno in incognito. Non sanno che senza di me sarebbe peggio, molto peggio. Se solo si sapesse che io sono in realtà una persona pacifica e amorevole”.
Il mondo mi ha sempre attratto. Volevo mitigarne la cattiveria. Volevo il potere per questo ideale. E anche il prestigio. La voce di mia madre: “Devi diventare qualcuno” non posso negare che mi abbia guidato per molto tempo.
Così negli anni ho costruito il mio ego. E ho costruito anche il mio malessere. Come ogni persona che non conosce la meditazione.
A me è sempre piaciuto il mondo. Sono socievole, amo stare con le persone, amo la tecnologia. Amo tutto ciò che è scientifico. Amo l’innovazione. Ma la mia esperienza fino a quel momento aveva creato un essere diviso.
Amo la riflessione. Da piccolo riflettevo su di me e sul mondo. Senza saperlo avevo sviluppato una capacità di osservazione, indipendente dai giudizi dell’esterno. Chi è un innovatore – e mi reputo tale – ha una parte ribelle rispetto alle convenzioni.
Io ero un ribelle camuffato da conservatore dello status quo. Ho sempre dato un’immagine rassicurante alle persone al potere. Invece, sono uno che tende a voler rompere le regole. Se queste non garantiscono l’uguaglianza e la libertà non sono le mie regole.
In fondo, il motto “Libertè, egalitè, fraternitè” è stato per anni una frase guida.
Osho
Nel 1986, quando Osho era ancora nel corpo, avevo 21 anni e avrei potuto “lasciare il mondo” per unirmi al progetto dell’Uomo Nuovo.
Ho ben impresso nella memoria il momento in cui leggevo un articolo in cui si parlava del Guru delle Rolls Royce. Ero in un bar in Corso San Gottardo, a Milano.
All’epoca ero uno studente e, come tutti i ventenni, pieno di idee e di contraddizioni. Bevevo il mio cappuccino e leggevo il giornale. Di una cosa ero certo: non avevo simpatia per i guru. Ritenevo che fossero un richiamo solo per individui deboli. Ritenevo che la propria evoluzione dovesse passare attraverso uno sforzo personale. La Ragione era il mio idolo e la Conoscenza il mio obiettivo.
Non ho sentito alcun richiamo verso il grande maestro quando era ancora nel corpo.
L’incontro con Osho è accaduto a 37 anni. Avevo un’età un cui gli ideali giovanili erano agonizzanti e la vita aveva lasciato i suoi segni di dolore.
A quel punto Osho era diventato solo una coscienza illuminata che parlava attraverso i suoi libri e soprattutto attraverso le sue meditazioni. A me ha parlato anche attraverso Siddho, che successivamente è diventata la mia nuova compagna di vita. Era la prova vivente che ciò che Osho diceva non erano solo parole, ma verità… Ma questa potrebbe essere un’altra storia per un altro momento…
In uno dei primi giorni di contatto con Osho mi sono scoperto a dire: “Guarda un po’… Dice le stesse cose che penso io” e in quella frase non c’era arroganza, c’era una risposta. Io cercavo qualcuno che mi dicesse: vivi il mondo e usalo per la tua crescita spirituale. SENZA PIÙ DIVISIONI!
In altre parole, la mia ricerca aveva trovato chi poteva indicarmi i criteri per non soffrire. La sofferenza dell’essere umano è nella sua divisione. La divisione è nell’ego che ti vuole diverso da come sei.
Se io avessi intrapreso una qualsiasi altra via spirituale, sarei stato diviso. Avrei sviluppato solo un ego spiritualmente raffinato. L’ego che deriva dalla disciplina e dalla mancanza di tentazioni.
Osho è venuto a prendermi in un momento in cui ero in un vicolo cieco.
L’ideale dell’amore come risolutore di ogni cosa era in frantumi. E lo era anche l’ideale della organizzazione politica come strumento di felicità. Era a pezzi anche l’ideale della dea Ragione.
Il mio mondo ideale interno non esisteva più. All’esterno avevo cercato e avevo incontrato l’impossibilità di realizzarlo.
Non avevo sentito alcun richiamo verso il maestro quando era ancora nel corpo.
Dovevo attraversare le vie del mondo per incontrare Osho nella sua Essenza.
Oggi ogni attività che propongo è frutto di un’esperienza e una pratica che si ispira a Osho. Che si tratti di una Costellazione Familiare o Lavorativa, c’è dentro Osho. Che si tratti di un corso di formazione sulla leadership o una consulenza, c’è sempre dentro Osho.
Togliere il velo al Buddha
Scoprire il Buddha, svelarlo attraverso il mondo: affascinante!
È la metodologia più potente che esista! Altro che Comune. Altro che Himalaya! Vuoi scoprire te stesso? Bassezze, altezze, desideri, finzioni, verità, creatività, amore, sessualità, piacere, dolore? Benvenuto nel mondo.
Solo attraversando l’ego, lo puoi abbandonare. Se lo forzi, lo rafforzi. Se lo neghi, lo riaffermi. Se lo vivi, lo esaurisci. Non sai quando il tunnel dell’ego finirà.
E solo alla fine dell’attraversamento, la tua vera essenza si rivela! Sei finalmente te stesso. Hai ritrovato il tuo volto originale.
Osho ha visto lontano. Sarà contemporaneo per molto tempo. Infatti, ha previsto che il mondo avrebbe esercitato una capacità di attrazione fortissima, che la scienza e la tecnologia avrebbero demistificato la realtà, che le vecchie religioni avrebbero perso la loro connotazione religiosa, diventando sempre più un collante sociale o di appartenenza. Niente più divino. Dio è morto.
Una vera religiosità laica
Osho ha salvato la religiosità e con essa ha salvato il legame con il tutto a cui ogni individuo anela. Ha “salvato” anche me, indicandomi una via verso l’integrità.
Viva il mondo, quindi! È la migliore tecnica che possa esistere.
Io ci resto, senza farne parte. Non mi ritiro, mi espongo. E come un bambino sono pronto a sorprendermi, a scoprire un’altra sottigliezza dell’ego: adesso so come fare!
Vado nel mondo e poi mi faccio una bella Meditazione Dinamica. Vado in un’aula di formazione o in un gruppo di crescita e osservo le dinamiche che attuo con i partecipanti. Vedo manifestarsi il mio ego e svelarsi il mio Buddha.
Ogni giorno perdo una connessione a un gruppo di appartenenza. Non voglio più essere definito dalle appartenenze. Sono sempre più solo, ma più integro e più forte. E nuove persone appaiono all’orizzonte e nuove esperienze.
Ogni giorno perde importanza una passione e acquista spazio la felicità.
Nel mondo diffondo il mio spirito. Il mondo mi riempie di doni. Se i doni ci sono, li accolgo. Se i doni non ci sono, sto bene lo stesso. Dipendo sempre meno dal mondo e dai suoi giudizi e considerazioni.
Finalmente, ci sto, ma non ne faccio parte. Le sue logiche non mi appartengono. Continuo a osservare, dove devo crescere ancora per non essere coinvolto. Per non restare troppo umano. Per assaporare sempre di più il divino.
Grazie Osho!
Con questo koan, mi hai indicato e fatto percorrere la via verso casa.
Tratto da Osho Times n. 255
ANURAG
Sarà presente all'OshoFestival di Bellaria dal 25 al 28 aprile 2019
Info sul suo lavoro: www.taoessence.it